4 - L?aes grave: la tecnica della fusione |
Sia l?aes signatum che l?aes grave erano ottenuti colando rame fuso in stampi. La tecnica della fusione presentava indubbi vantaggi: era molto spiccia, non richiedeva mano d?opera altamente specializzata e permetteva di saltare la fase preparatoria della preparazione dei tondelli, molto lunga. D?altro canto le monete fuse presentavano altrettanti svantaggi: le monete avevano pesi molto variabili, presentavano dei rilievi attenuati e poco chiari ed erano facilmente falsificabili. Inoltre risultava impossibile, una volta raffreddata la moneta, correggere eventuali sproporzioni nel peso. La scelta di questa singolare tecnica, indubbiamente un po? primitiva, risiede nel fatto che nominali di grosse dimensioni (una o pi? libbre) non sono ottenibili con la tecnica della coniazione. Inoltre crediamo che lo spirito pragmatico dei romani prediligesse una produzione semplice, priva di fronzoli, per cos? dire ?virile?.
Valve per stampi in verticale
L?aes signatum era fuso in stampi singoli. L?aes grave invece in stampi multipli. Questi ultimi potevano possedere forme diverse. Il modello pi? semplice consisteva in due valve da unire entro cui colava il metallo fuso in forme sovrapposte verticalmente una sull?altra, in modo che il metallo fuso riempisse tutti gli stampi passando da adeguati canaletti tra forma e forma. Lo stampo era tenuto verticale, il rame fuso colato dall?alto, attraversava tutti gli stampi riempiendoli tutti partendo da quello pi? basso. Una volta raffreddato il metallo, i pezzi venivano staccati l?uno dall?altro con delle cesoie. Il segno tangibile di questa tecnica ? la presenza di due codoli di fusione a 180? sul bordo della moneta: uno per l?ingresso del metallo fuso, l?altro per la sua fuoriuscita fino al riempimento. Spesso queste troncature sono grezze e deturpano il bordo della moneta.
Aes rimasto attaccato al grappolo di fusione (da Haberlin) Grappolo di fusione (Marocco 1263 dC)
Un altro metodo prevedeva uno stampo a grappolo, cui gli stampi erano attaccati come i chicchi nel graspo d?uva. In tal caso si osserva un solo codolo di fusione nella moneta.
Gli stampi, riutilizzabili molte volte, erano realizzati in pietra tenera (arenaria) o in terracotta. Lo stampo in terracotta, ben pi? facile da modellare, poteva bruciarsi a seguito del succedesi delle fusioni, smangiare le asperit? e produrre monete sovrappeso. D?altro canto, stampi in terracotta prodotti usando un?altra moneta come stampo, producevano monete costantemente sottopeso, dato il fenomeno fisico di riduzione di volume del metallo nel passaggio dallo stato fluido a quello solido. Capitava anche che le due valve dello stampo non combaciassero perfettamente e che quindi la moneta risultasse di due met? sfasate, non perfettamente giustapposte. Data la metodica di produzione, non raramente si vedono sulla superficie delle monete forellini riferibili a bollicine rimaste intrappolate nel rame fuso.
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