giovedì 10 novembre 2011
martedì 8 novembre 2011
CURIOSITÀ Quanto vale un sesterzio?
CURIOSITÀ Quanto vale un sesterzio?
È una domanda molto comune. La risposta non è facile,
perché nel corso dei secoli il valore del sesterzio
si è modificato a causa delle ripetute crisi monetarie e dell'inflazione.
Proviamo comunque a calcolarlo.
Le monete che circolano in tutto l'Impero romano sono, in ordine diimportanza:
l'aureo (in oro), il denario (in argento), il sesterzio (inbronzo),
il dupondio (in bronzo), l'asse (in rame), il semisse (in rame) e
il quadrante, la più piccola moneta in bronzo.Il sesterzio, quindi, è una moneta di valore medio, utile per gli acquistidi tutti i giorni.
Si segue la rigida "gerarchia" imposta dal sistema mo-netario,
stabilita da Augusto nel 23 a.C., che prevede:
1 sesterzio = 2 dupondi = 4 assi = 8 semissi =16 quadranti
Inoltre, se la spesa è di una certa importanza si usano delle monete
che in un certo senso equivalgono alle nostre banconote con più zeri:
1 denario = 4 sesterzi
1 aureo =100 sesterzi
A questo punto possiamo scoprire cosa si riesce a comperare con un se-sterzio.
Il trucco è quello di esaminare i testi antichi e le iscrizioni sui
muri rinvenute nei siti archeologici (Pompei in testa).Si leggono molti prezzi, spesso espressi in assi, ma conoscendo i rap-porti tra le varie monete
è possibile svelare il reale potere d'acquisto diun sesterzio nelle tasche dei cittadini.
Un sesterzio equivale all'incirca a due euro attuali.
Questo è il suo valore per tutto il i secolo d.C. e possiamo considerarlo
immutato nella Roma di Traiano, agli inizi del ii secolo d.C. (115 d.C.),
caratterizzata da un grande benessere grazie alle conquiste.
Ecco alcuni prezzi e vedrete che la corrispondenza con quelli
della no-stra epoca è spesso sorprendente:
1 litro d'olio d'oliva = 3 sesterzi = 6 euro
1 litro di vino ordinario = 1 sesterzio = 2 euro
1 litro di vino selezionato = 2 sesterzi = 4 euro
1 litro di vino Falerno = 4 sesterzi = 8 euro
1 chilo di pane = 1/2 sesterzio = 1 euro
1 chilo di grano = 1/2 sesterzio = 1 euro
1 piatto di minestra = 1/4 di sesterzio (1 asse) = 0,5 euro
1 ingresso alle terme = 1/4 di sesterzio (1 asse) = 0,5 euro
1 tunica = 15 sesterzi = 30 euro
1 mulo = 520 sesterzi = circa 1000 euro
1 schiavo = 1200-2500 sesterzi = 2500-5000 euro
Dalle fonti antiche emergono molte curiosità.
Sappiamo che un cittadi-no medio porta con sé di solito 30 sesterzi,
equivalenti quindi a 60 euro.Altri dati, invece,
ci indicano l'enorme divario tra i ricchi e i poveri:
6sesterzi al giorno sono sufficienti per il vitto di tre persone (una piccolafamiglia).
Mentre un benestante nella Roma di Traiano deve contare,come minimo,
su una rendita di 20.000 sesterzi all'anno (cioè 55 algiorno) per le sue necessità "vitali".Oltre, è meglio non andare; in effetti i dati provenienti da epoche diverse
risentono della grande inflazione e delle ripetute crisi delle quali hasofferto l'Impero romano.
L'esempio più impressionante è il prezzo delgrano:
nel i secolo d.C. per acquistare 6,5 chili di grano (1 modio) era-no necessari 3 sesterzi.
Due secoli dopo (sul finire del III) ce ne vole-vano addirittura 24
I prezzi nell'antica Roma
I prezzi nell'antica Roma
Il consumo di pane nell'antica Roma era piuttosto alto. Un uomo medio mangiava circa due libbre di pane al giorno. L'unità di misura del grano era il Modius, che veniva anche raffigurato sulle monete per indicare come propaganda l'alta presenza di grano stipato nei magazzini imperiali (sotto a destra potete vedere l'illustrazione di un sesterzio di Nerva - fonte: Cohen vol.II pag.11) . Un modio equivaleva a 20.7 libbre e considerato che una libbra romana corrispondeva a 322.5 grammi un modio aveva la capacità di 6.67 Kg. Di media una persona consumava al mese circa 4 modi di grano (26.68 kg cioè 58.8 libbre). 
Non conosco prezzi relativi alla carne, alle verdure o frutta, quelle sotto riportate sono della tabelle indicanti i prezzi medi di alcuni beni di consumo e non, e gli stipendi mensili dei mestieri più comuni al tempo. Ovviamente i prezzi cambiavano da provincia a provincia dell'Impero.
Paga mensile e prezzi di un modio di grano del I Secolo d.C.
Lavoro Denari / Mensili Area Geografica Prezzo in Assi
Segretario 15 Roma fino a 32
Lettore 12 Provincie dell'Italia 16
Messaggero 9 Africa 9 - 16
Haruspex (colui che prediceva il fato) 10 Asia Minore 8 - 16
Legionario 20 Palestina 10 - 12
Pretoriano, guardia dell'Imperatore 60 Egitto (prezzo di un cesto di pane) 7 - 9
Legionario con il grado di Centurione ~300
Lavoratore medio (nel VI sec. d.C.) 9 follis al giorno
10-20 solidi all'anno Nota: Un modio di grano corrispondeva a 6.67 kg

Non conosco prezzi relativi alla carne, alle verdure o frutta, quelle sotto riportate sono della tabelle indicanti i prezzi medi di alcuni beni di consumo e non, e gli stipendi mensili dei mestieri più comuni al tempo. Ovviamente i prezzi cambiavano da provincia a provincia dell'Impero.
Paga mensile e prezzi di un modio di grano del I Secolo d.C.
Lavoro Denari / Mensili Area Geografica Prezzo in Assi
Segretario 15 Roma fino a 32
Lettore 12 Provincie dell'Italia 16
Messaggero 9 Africa 9 - 16
Haruspex (colui che prediceva il fato) 10 Asia Minore 8 - 16
Legionario 20 Palestina 10 - 12
Pretoriano, guardia dell'Imperatore 60 Egitto (prezzo di un cesto di pane) 7 - 9
Legionario con il grado di Centurione ~300
Lavoratore medio (nel VI sec. d.C.) 9 follis al giorno
10-20 solidi all'anno Nota: Un modio di grano corrispondeva a 6.67 kg
Altri Prezzi nel I secolo d.C.:
I secolo d.C. Prezzo
1 modius di grano Leggi sopra
1 pagnotta 2 Assi (a Roma)
1 sextarius di Vino (1/2 litro) 1 - 5 assi
1 sextarius di vino pregiato fino a 30 assi
Bagno nelle terme pubbliche 1/4 asse
1 tunica 15 sesterzi
1 scimmia 500 sesterzi
1 schiavo 500 - 1500 denari
1 donna schiava 2000 - 6000 denari
1 appezzamento di terra 1000 sesterzi = 250 denari
L'Egitto era il granaio dell'Impero Romano, ovviamente era proprio in quella provincia dell'impero che si faceva il prezzo del grano, difatti sul prezzo di origine venivano ricaricati i costi di trasporto, di conservazione e di commercio. Come vedete nella tabella sotto riportata dall'Egitto a Roma il prezzo era quadruplicato, il prezzo è espresso in Assi ed è relativo ad un modius di grano in diversi periodi dell'Impero.
Roma Italia Egitto
18a.C. - 14d.C. 16 8 4
14 - 98 d.C. 32 16 8
98 - 192 d.C. 40 20 10
193 - 260 d.C. 68 34 17
In alcune città ovviamente il costo degli alimenti o di alcuni beni poteva essere inferiore o superiore rispetto ad altre città dell'Impero. Questo era dovuto sia dalla produzione interna, che dalla dislocazione geografica della città che la rendevano una città di passaggio particolarmente adatta la commercio. Pompei per esempio aveva un grande produzione di vino ed il suo prezzo infatti nella città era di molto inferiore rispetto a Roma.
Pompei 79 d.C. Prezzo
1 modius di grano 7 sesterzi = 28 assi
1 modius di segale 3 sesterzi = 12 assi
1 litra di olio (1/3 kg) 1 sesterzi = 4 assi
1 libbra di pane 1 asse
1/2 litro di vino 1 asse
1/2 litro di vino pregiato 2 - 4 assi
1 ciotola 1 asse
1 piatto 1 asse
1 lampada ad olio 1 asse
1 secchio 2 sesterzi = 8 assi
1 tunica 15 sesterzi = 3 denari e 3 sesterzi
1 scimmia 500 sesterzi = 125 denari
1 schiavo 2500 sesterzi = 625 denari
Commissionare un'azione criminale 25 sesterzi = 6 denari e 1 sesterzio
III secolo d.C. Prezzo in Antoniniani
1 rete da pesca 14
1 trappola per pesci 6
1 piccola barca da pesca 186
1 vaso da cucina 3
1 lampada ad olio 1
1 pagnotta (1 libbra) 1 (nella provincia)
1 sextarius di vino 4
1 mantello invernale per soldato 75
stivali in pelle di cammello 20
scarpe di pelle leggere 12
1 spada 60
1 scimmia 145
1 cavallo 250
1 schiavo giovane e robusto 800-1200
Nel IV secoldo d.C. diverse riforme monetarie creano nuovi nominali. Scompaiono gli Antoniniani, gli assi ed i sesterzi e prendono il loro posto per le commissioni di tutti i giorni i nummi, i follis ed i solidi. Un Solido ha il valore di 180 follis. Un Follis a sua volta ha un valore di 40 nummi bronzei. Una libbra d'ero era composta da circa 145 solidi.
VI secolo d.C. circa Prezzo
1 schiavo non addestrato 20 solidi
Verdure per un giorno 5 follis (10 solidi all'anno)
1 libbra di pesce 6 follis
1 pagnotta 3 follis
1 coperta di lana 1/25 solido
1 di mantello usato 1 solido
1 scimmia 3-4 solidi
1 copia del nuovo testamento 3 solidi
I secolo d.C. Prezzo
1 modius di grano Leggi sopra
1 pagnotta 2 Assi (a Roma)
1 sextarius di Vino (1/2 litro) 1 - 5 assi
1 sextarius di vino pregiato fino a 30 assi
Bagno nelle terme pubbliche 1/4 asse
1 tunica 15 sesterzi
1 scimmia 500 sesterzi
1 schiavo 500 - 1500 denari
1 donna schiava 2000 - 6000 denari
1 appezzamento di terra 1000 sesterzi = 250 denari
L'Egitto era il granaio dell'Impero Romano, ovviamente era proprio in quella provincia dell'impero che si faceva il prezzo del grano, difatti sul prezzo di origine venivano ricaricati i costi di trasporto, di conservazione e di commercio. Come vedete nella tabella sotto riportata dall'Egitto a Roma il prezzo era quadruplicato, il prezzo è espresso in Assi ed è relativo ad un modius di grano in diversi periodi dell'Impero.
Roma Italia Egitto
18a.C. - 14d.C. 16 8 4
14 - 98 d.C. 32 16 8
98 - 192 d.C. 40 20 10
193 - 260 d.C. 68 34 17
In alcune città ovviamente il costo degli alimenti o di alcuni beni poteva essere inferiore o superiore rispetto ad altre città dell'Impero. Questo era dovuto sia dalla produzione interna, che dalla dislocazione geografica della città che la rendevano una città di passaggio particolarmente adatta la commercio. Pompei per esempio aveva un grande produzione di vino ed il suo prezzo infatti nella città era di molto inferiore rispetto a Roma.
Pompei 79 d.C. Prezzo
1 modius di grano 7 sesterzi = 28 assi
1 modius di segale 3 sesterzi = 12 assi
1 litra di olio (1/3 kg) 1 sesterzi = 4 assi
1 libbra di pane 1 asse
1/2 litro di vino 1 asse
1/2 litro di vino pregiato 2 - 4 assi
1 ciotola 1 asse
1 piatto 1 asse
1 lampada ad olio 1 asse
1 secchio 2 sesterzi = 8 assi
1 tunica 15 sesterzi = 3 denari e 3 sesterzi
1 scimmia 500 sesterzi = 125 denari
1 schiavo 2500 sesterzi = 625 denari
Commissionare un'azione criminale 25 sesterzi = 6 denari e 1 sesterzio
III secolo d.C. Prezzo in Antoniniani
1 rete da pesca 14
1 trappola per pesci 6
1 piccola barca da pesca 186
1 vaso da cucina 3
1 lampada ad olio 1
1 pagnotta (1 libbra) 1 (nella provincia)
1 sextarius di vino 4
1 mantello invernale per soldato 75
stivali in pelle di cammello 20
scarpe di pelle leggere 12
1 spada 60
1 scimmia 145
1 cavallo 250
1 schiavo giovane e robusto 800-1200
Nel IV secoldo d.C. diverse riforme monetarie creano nuovi nominali. Scompaiono gli Antoniniani, gli assi ed i sesterzi e prendono il loro posto per le commissioni di tutti i giorni i nummi, i follis ed i solidi. Un Solido ha il valore di 180 follis. Un Follis a sua volta ha un valore di 40 nummi bronzei. Una libbra d'ero era composta da circa 145 solidi.
VI secolo d.C. circa Prezzo
1 schiavo non addestrato 20 solidi
Verdure per un giorno 5 follis (10 solidi all'anno)
1 libbra di pesce 6 follis
1 pagnotta 3 follis
1 coperta di lana 1/25 solido
1 di mantello usato 1 solido
1 scimmia 3-4 solidi
1 copia del nuovo testamento 3 solidi
Periodo Paga giornaliera di un soldato Prezzo medio per un modio di Grano a Roma
211 - 210 a.C. Leggi nota 1 20 - 24 assi
203 a.C. 4 assi
200 - 150 a.C. 3 assi 4 assi
141 a.C. leggi nota 2 5 assi 6 assi
123 a.C. 6.33 assi
100 a.C. 8 assi
73 a.C. 5 assi 12 assi
46 a.C. 10 assi (lavorato on formato 12 Assi) 12 assi
0 10 assi 16 assi = 1 denario
60 d.C. 16 assi 32 assi = 2 denario
170 d.C. 13 assi 40 assi = 2 denario 8 assi
218 d.C. 16 assi = 1 denario 68 assi = 4 denario 4 assi
305 d.C. 2 - 10 nummi leggi nota 3
Nota 1: Periodo della davastazione da parte di Annibale.
Note 2: Rettifica del valore di un denario: prima del 141 a.C.: 1 Denario = 10 Assi ; dopo il 141 a.C.: 1 Denario = 16 Assi
Nota 3: Dopo la riforma monetaria del 214 d.C., il nummo fu introdotto nel 294 d.C.
Aveva lo stesso potere di acquisto del denario nei primi tempi. 2 nummi in Egitto; 10 nummi a Roma.
Consumo da parte di una famiglia composta da 4 persone in un anno:
* nella Repubblica (175 - 150 a.C.):
Una famiglia di 4 persone necessitava dei seguenti beni in un anno, il 40% diqeusti era consumato dall'uomo della famiglia.
120 modii grano (= 800 kg) 480 assi
120 sextarii di olio (= 65 litri) 80 assi
720 sextarii di vino (= 400 litri) 120 assi
680 as = 68 denari (vedi nota 2)
Paga di un soldato: ~100 denari all'anno
* nell'Impero Romano (75 - 125 d.C.):
Roma : 200 denari per grano, olio e vino (2 - 2.5 assi al giorno)
Province dell'Impero: 100 denari
Gli schiavi
Le causeLo schiavo è una cosa, una res vivente, uno "strumento o animale parlante". Lo è dal IV millennio a.C., a partire dalle civiltà egizie e sumera. In latino schiavo si dice servus, ma gli storici, per distinguere il feudalesimo dallo schiavismo, usano "schiavo" per l'economia schiavile rivolta al mercato, e "servo" per indicare l'economia di sussistenza basata sul servaggio o servitù della gleba. Finito il feudalesimo, la parola "servo" stava ad indicare una qualunque persona libera che prestava un servizio. | ![]() |
Si diventava schiavi sostanzialmente per due motivi:
- sconfitta militare: i prigionieri di guerra, caduti in proprietà dello Stato, venivano venduti al miglior offerente;
- indebitamento: chi non poteva pagare i propri debiti diventava proprietà del creditore, dopo il relativo periodo di prigionia, oppure veniva venduto sui mercati di Trastevere.
E non si devono dimenticare le persone rapite dai pirati o dai briganti per essere poi vendute, né i bambini che venivano abbandonati (perché non riconosciuti dal padre) o venduti dalle famiglie povere.
Poteva anche darsi il caso di esiliati politici che emigravano a Roma per porsi in servitù, o quelle tribù nordiche che facevano la stessa cosa, spinte dalla fame o dalla carestia.
Da ultimo non si può non considerare che un commercio estero, internazionale, di schiavi esisteva anche prima che i romani diventassero una grande potenza.
Nessuna filosofia egualitaria dell'antichità riuscì mai a scalfire questa diffusa cultura dello sfruttamento del lavoro altrui.
Gli schiavi venivano venduti nelle botteghe, sui mercati o nel Foro, sotto la sorveglianza di appositi magistrati, a tutela dei rilevanti profitti statali.
Generalmente stavano su un palco girevole, con al collo un cartello che indicava la nazionalità, le attitudini, le qualità, i difetti. Quelli provenienti d'oltremare erano riconoscibili per un piede tinto di bianco e i soldati vinti per una coroncina in testa. Schiavi scelti e costosi venivano mostrati in sale chiuse a ingresso controllato.
I prezzi variavano a seconda dell'età e delle qualità (intelligenza, cultura, forza fisica ma anche bellezza, buona dentatura, capacità di suonare o cantare, parlare greco) e si aggiravano sui 1.200-2.500 sesterzi (a fine repubblica un sesterzio equivaleva a circa 2 euro).
Anche ai romani di mezzi modesti piaceva avere uno schiavo al proprio servizio, perché non averne neppure uno era indizio di degradante miseria. Molti ricchi romani possedevano da 10.000 a 20.000 schiavi.
I romani più ricchi potevano anche acquistare stare per rivenderli o cederli a grosse imprese in cambio di un affitto. Sotto questo aspetto alcuni arrivarono persino ad allevarli.
Le mansioni
Una volta fatto schiavo, i luoghi prevalenti di destinazione dove esercitare il mestiere erano in aree abbastanza separate: campagna, città, mare (i rematori nelle navi da guerra o di commercio), cave e miniere (soprattutto per l'estrazione dei metalli pregiati).La schiavitù rurale era quella che comprendeva i braccianti, i contadini, gli allevatori. Questi schiavi godevano di condizioni di vita infime. Il loro lavoro era molto faticoso e poco qualificato. Il trasferimento dalla famiglia urbana a quella rustica veniva considerato come una punizione. A capo degli schiavi di campagna era il fattore, assistito dalla moglie.
In città invece venivano impiegati per attività artigianali: vasai, decoratori, carpentieri, muratori, lavoratori del cuoio, o industriali (fabbricare tessuti). Questi schiavi godevano di condizioni di vita migliori e il loro lavoro era più qualificato. Ma vi erano anche quelli dediti alla costruzione di strade e alle opere pubbliche, o quelli che dovevano far girare in catene la ruota del mulino, che sicuramente svolgevano lavori molto più duri.
Le categorie privilegiate di schiavi erano quelle destinate al servizio domestico (cuochi, camerieri, gli addetti alla toeletta dei padroni, alla cura e all'educazione dei loro figli, alla pulizia della casa e della suppellettile, degli indumenti, gli amanuensi e postini), nonché quelle che aiutavano il padrone nelle attività commerciali (tesoriere, contabile, addetto alla tenuta dei libri), oppure gli schiavi intellettuali, quali pedagoghi, medici e chirurghi, bibliotecari, senza tralasciare gli addetti a scuderie e cavalli.
In genere gli schiavi provenienti dall'oriente ellenistico erano adibiti a funzioni domestiche (anche come maestri dei figli dell'aristocrazia) o artigianali cittadine, perché meno robusti e più acculturati dei loro colleghi italici, germanici, iberici.
I diritti
Lo schiavo, per definizione, non aveva alcun diritto, ma solo responsabilità penali. Non poteva possedere cose personali, cioè se poteva comprare qualcosa non poteva però disporre come fosse di sua proprietà. Se aveva moglie e figli, il suo padrone poteva venderli senza nessun problema.Lo schiavo restava tale anche se per un evento qualunque cessava di avere un padrone.
Lo schiavo, di regola, non poteva sposarsi (Catone il Vecchio fu l'unico a permettere, tra i suoi servi, rapporti sessuali a pagamento intascandone il prezzo), non poteva essere difeso dalla legge o ascoltato in un tribunale. Tuttavia, nel corso dell'impero i padroni di schiavi tendevano a permettere a quest'ultimi la possibilità di una stabile vita di coppia. E' altresì noto che i padroni avevano maggiori riguardi per gli schiavi nati in casa.
Gli schiavi che ritenevano ingiusto il padrone potevano rifugiarsi in Campidoglio ed esporre le proprie ragioni, ma non si ha notizia di padroni puniti. Gli veniva concesso asilo se si rifugiava presso un tempio, ma al massimo poteva passare di proprietà da un padrone a un altro.
Se un cittadino uccideva uno schiavo altrui, non incorreva a una sanzione penale ma solo amministrativa, cioè pagava una sanzione monetaria corrispondente al valore dello schiavo.
La legge Giulia aveva altresì stabilito che non poteva esservi adulterio o stupro se non tra persone libere. Molti giovani schiavi venivano usati a scopi sessuali.
Però la lex Petronia proibiva al padrone di dare lo schiavo in pasto alle belve senza una sentenza del giudice.
Il diritto romano non riconosceva agli schiavi un culto religioso proprio, ma gli si consentiva di esercitare alcuni riti secondo i costumi originari.
Gli schiavi di città erano sicuramente più liberi di quelli di campagna: potevano frequentare le osterie, i bagni pubblici, il circo...
A volte capitava che per esigenze particolari (guerre, ordine pubblico) si accettassero arruolamenti negli eserciti da parte di schiavi e barbari: in tal caso lo schiavo otteneva subito la libertà e il diritto a sposare le vedove dei caduti di guerra.
Solo dopo Adriano lo schiavo, coi suoi piccoli risparmi, con le mance, ha diritto di farsi un gruzzolo di denaro con cui affrancarsi, ma soltanto nella tarda età imperiale la legge ordinerà ai padroni di concedere l'affrancamento, dopo aver soddisfatto i loro diritti di proprietario.
Gli schiavi, veri e propri "strumenti di produzione", quando la vecchiaia, gli stenti, le malattie li rendevano improduttivi, dato che difficilmente il padrone trovava un compratore, venivano abbandonati a se stessi e lasciati lentamente morire. A meno che non fossero in grado di riscattarsi diventando liberti. Claudio ordinò l'emancipazione degli schiavi malati abbandonati dal padrone.
Nei primi secoli di vita della città romana gli schiavi erano inseriti nel sistema patriarcale, nel senso che il lavoro nei campi era svolto dallo stesso pater familias, aiutato sia dai figli che dagli schiavi. Gli schiavi erano considerati persone di famiglia, anche se ovviamente senza alcun diritto.
All'inizio del II sec. a.C. raramente le famiglie romane possedevano più di uno schiavo, ma verso la fine dello stesso secolo, soprattutto dopo la fine delle guerre puniche, il numero della popolazione servile era talmente aumentato da alterare i rapporti tra schiavo e padrone.
Il mercato degli schiavi era ormai divenuto una delle attività commerciali più produttive del Mediterraneo (questo perché i ricchi proprietari terrieri avevano continuamente bisogno di una crescente manodopera). Il più grande mercato venne organizzato nell’isola di Delo, dove nei tempi più proficui si potevano vendere, mediamente, 10.000 schiavi al giorno.L’estendersi dell’economia schiavistica ebbe conseguenze negative per la popolazione italica, non solo perché frenava lo sviluppo tecnologico, ma anche perché tendeva ad aumentare la disoccupazione. Al tempo dell'imperatore Domiziano poteva sembrare più accettabile la posizione di uno schiavo al servizio di un ricco che non quella di un cittadino libero privo di proprietà.
Nel II sec. d.C. famiglie con uno schiavo solo non esistevano più: o non ne compravano affatto perché costava troppo mantenerli, oppure ne possedevano molti di più. Due era il numero minimo, ma la media era di otto.
Il livello di benessere, il prestigio pubblico, l'onorabilità, la quantità e la qualità dei servizi privati, in casa e fuori, erano in proporzione alla quantità e qualità di schiavi posseduti. Il prestigio di un avvocato, p.es., era determinato, presso il suo cliente, dalla scorta di schiavi con cui si presentava in tribunale.
Plinio il Giovane (età di Traiano), che si dichiarava uomo di modesta ricchezza, ne possedeva almeno 500, e di questi volle affrancarne almeno 100 nel suo testamento.
Il massimo dei riscatti consentiti dalla legge Fufia Canina, dell'8 a.C., era di 1/5 del totale degli schiavi posseduti.Nell'età imperiale Adriano tolse al padrone dello schiavo il diritto di vita e di morte, e Antonino Pio e Costantino considerarono omicidio l'assassinio del servo e punirono chi uccideva un figlio con le stesse pene di chi uccideva il padre.
Con altre disposizioni si permise allo schiavo di mettere da parte, coi suoi risparmi, una somma che gli servisse per qualche spesa voluttuaria o gli permettesse di riscattarsi, quando non era lo stesso padrone, spontaneamente, a liberarlo.
Provenienza geografica
Durante il periodo della conquista romana dei paesi del Mediterraneo (264-31 a.C.) furono condotti schiavi a Roma e in Italia:- 30.000 abitanti di Taranto nel 209
- un gran numero di Sardi nel 176
- 150.000 abitanti dell'Epiro nel 167
- 50.000 Cartaginesi nel 146
- 50.000 Corinzi nel 146
- intere popolazioni della Spagna tra il 150 e il 100
- 150.000 Cimbri e Teutoni verso il 102-101
- centinaia di migliaia di asiatici dalle guerre di Pompeo nel 66-62: Ponto, Siria, Palestina
- un milione di Galli dalle guerre di Cesare nel 58-50
- sotto Augusto proseguono le conquiste e affluiscono a Roma sempre nuovi schiavi a basso prezzo,
- Tiberio rinuncia a conquistare la Germania, perché diventa più vantaggioso allevare schiavi,
- Vespasiano e Tito distruggono Gerusalemme nel 70 d.C. e portano a Roma decine di migliaia di schiavi ebrei,
- Traiano occupa la Dacia e l'Armenia: nuovo arrivo di schiavi in massa (circa 50.000). L'ultima grandiosa tratta e vendita all'incanto di schiavi si ebbe appunto con Traiano.
Nel periodo della crisi dell'impero (192 - 476 d.C.), con l'anarchia militare e i saccheggi, c'è riduzione di nuove popolazioni in schiavitù, ma nel complesso il numero degli schiavi tende a diminuire, non solo perché ha termine l'espansione dell'impero, ma anche perché si cerca di trasformare la schiavitù in colonato o in servaggio, sulla base di un contratto.
A Roma, su una popolazione che poteva andare da mezzo milione a 1,5 milione di abitanti, gli schiavi erano da 100.000 (II sec. a.C.) a mezzo milione (II sec. d.C.). Quando la capienza di Roma fu massima, circa 400.000 persone libere di nascita vivevano con l'assistenza della pubblica annona e solo 100.000 capifamiglia erano in grado di provvedere alle necessità della famiglia con rendite proprie.
Difficile dire il numero dei liberti, degli stranieri, dei militari, della classe media. Si pensa che nella Roma imperiale almeno l'80% della popolazione provenisse da origine servile più o meno remota.
L'ordine senatoriale comprendeva circa 600 famiglie, mentre quello equestre circa 5.000, quindi in tutto le persone più influenti o più ricche che disponeva del maggior numero di schiavi erano circa 20-25.000. La domus di un consolare romano del tempo di Nerone poteva ospitare anche 400 schiavi. Un imperatore poteva disporre anche di 20.000 schiavi.
Forme di riscatto
L'emancipazione dalla condizione schiavile era solita avvenire in tre forme previste dal diritto civile (vedi scheda ppt-zip):- manumissio per vindictam: davanti a un magistrato, il padrone metteva una mano sulla testa dello schiavo (manumissus), pronunciando una determinata formula giuridica, dopodiché un littore del magistrato toccava lo schiavo su una spalla con una verghetta (vindicta), simbolo di potere, e lo dichiarava libero;
- manumissio censu: il padrone, dopo cinque anni, faceva iscrivere lo schiavo come cittadino romano nelle liste dei cittadini, dietro consenso popolare o per suo diretto intervento, e lo schiavo era automaticamente libero. L'iscrizione veniva fatta dal censor, cioè dal funzionario addetto ai ruoli delle imposte e alla registrazione del censo;
- manumissio testamento: il padrone nel suo testamento dichiarava libero uno o più schiavi; l'esecuzione testamentaria poteva aver luogo anche prima che il padrone morisse e comportava la successiva iscrizione nelle liste del censo.
- manumissio inter amicos: il padrone dichiarava in presenza degli amici di voler dare la libertà allo schiavo;
- manumissio per mensam: il padrone invitava lo schiavo a mangiare insieme agli ospiti; con la manumissio per convivii adhibitionem il padrone lo liberava semplicemente considerandolo un proprio commensale;
- manumissio per epistulam: il padrone comunicava per lettera allo schiavo l'intenzione di liberarlo.
Dopo la manumissio il padrone (dominus) diventava patronus, cioè protettore del liberto. Il nuovo vincolo comportava l'obbligo reciproco degli alimenti, l'obbligo di prestazioni gratuite di manodopera da parte del liberto e altre cose che in sostanza si presentavano come anticamera dei medievali rapporti di servaggio.
Lo Stato comunque temeva un'eccessiva liberazione di schiavi, perché sapeva bene ch'essi avrebbero ingrossato la massa della plebe, il cui mantenimento gravava sulla pubblica annona. Di qui la limitazione al 5% del totale posseduto, nonché il divieto di liberare schiavi sotto i 18 anni o il divieto di riscattarsi prima dei 30. D'altra parte gli stessi imperatori impedirono più volte, con la cancellazione dei debiti, che masse di debitori cadessero in schiavitù per insolvenza.
I liberti
Uno schiavo affrancato era detto "liberto". E l'età adatta a riscattarsi si aggirava sui 30 anni. Poteva infatti accadere che quando i cittadini liberi erano impegnati nelle guerre di conquista, gli schiavi dovessero svolgere in patria delle mansioni di una certa responsabilità (gestione di un'azienda, di un'attività economica, di un'abitazione padronale). In tali casi il padrone poteva concedere spontaneamente la condizione di "liberto", oppure lo schiavo poteva riscattarsi pagando un certo prezzo e continuando a lavorare presso il padrone sulla base di un contratto.
D'altra parte i senatori, non potendo fare commerci in senso proprio, avevano necessità di servirsi di liberti, che spesso praticavano l'usura e persino il commercio di schiavi.
Il liberto poteva anche svolgere un'attività economica indipendente, ma il padrone esigeva sempre delle corvées sui suoi terreni o nella sua abitazione, oppure pretendeva dei doni in occasione di festività.
Generalmente i liberti continuavano ad abitare presso la casa padronale.
I liberti venivano ammessi alla distribuzione gratuita di frumento, alimenti vari, denaro.
I liberti non avevano gli stessi diritti dei cittadini liberi (p.es. erano esclusi dai diritti politici), ma avevano il diritto di cittadinanza. Tuttavia i suoi discendenti, alla terza generazione, diventavano cittadini romani con la pienezza di tutti i diritti.
Qui si può ricordare che i cittadini romani non solo potevano esercitare i diritti politici, ma potevano essere condannati a morte solo da un’assemblea cittadina e non da un qualunque magistrato, come accadeva a chi non era romano. Inoltre non potevano essere sottoposti a tortura fisica e fustigazione. I funzionari e gli amministratori imperiali dovevano essere romani: per gli appartenenti alle classi più elevate dei territori conquistati, la cittadinanza era la sola via per far parte dei gruppi dirigenti.
Gli stessi imperatori, diffidando delle classi al potere, già corruttrici della repubblica, diedero loro incarichi di fiducia (spesso connessi al fisco). Il che poteva aiutare gli imperatori a dimostrare il carattere democratico delle istituzioni. L'ufficio politico dell'imperatore Claudio era composto esclusivamente di schiavi di fiducia, che, dopo la sua morte, furono sostituiti da liberti, molti dei quali si erano arricchiti notevolmente sin dal tempo delle guerre civili sillane.
Quando, nel 40 d.C., l’imperatore Claudio propose di dare ad alcuni galli la possibilità di diventare magistrati e senatori, vi fu in Senato chi sostenne che Roma non aveva bisogno degli stranieri per ricoprire posti di governo. Tuttavia, la tesi che prevalse, riportata da Tacito, fu la seguente: "A qualche altra causa si deve la rovina degli spartani e degli ateniesi, nonostante il loro valore bellico, se non alla loro ostinazione a tenere in disparte gli stranieri?. Al contrario, Romolo, che fondò il nostro impero, fu abbastanza saggio da saper trattare nello stesso giorno gli stessi popoli da nemici e da cittadini. Degli stranieri hanno regnato su di noi, i figli di liberti possono diventare magistrati, e questa non è una novità, come si ha il torto di credere: l’antica Roma ne ha dato molti esempi".
Augusto arrivò ad autorizzare i matrimoni tra liberi e liberti. Tiberio diede la cittadinanza ai liberti pompieri antincendio a condizione che si arruolassero nell'esercito. Claudio la concesse ai liberti che coi loro risparmi avessero armato le navi commerciali. Nerone a quelli che avessero impiegato capitali nell'edilizia e Traiano a quelli che avessero aperto dei forni.
Si conoscono rinomati liberti: Antonia Filematio, al servizio degli Antoni nel 13 a.C., capace di fare affari in Egitto; G. Cecilio Isidoro che nell'8 a.C. possedeva enormi latifondi e 4116 schiavi; Roscio, commediante, che ricevette da Silla l'alta onorificenza dell'anello d'oro; Narciso e Pallante furono arbitri di molte carriere militari e politiche.
Le punizioni
Posto che la "bontà" verso gli schiavi doveva essere considerata un sentimento eccezionale, le pene o punizioni erano molte e all'ordine del giorno, da quella più semplice del trasferimento in una famiglia rustica a quella del lavoro forzato in miniera, alle cave, alla macine, al circo, sino alla crocifissione.Di regola bastava la fustigazione (sferza, scudiscio e il terribile flagello, frusta a nodi), ma a volte si procedeva alla rasatura della testa, fino alla tortura vera e propria: l'ustione mediante lamine di metallo incandescenti, la frattura violenta degli stinchi, la mutilazione, l'eculeo (strumento in legno che stirava il corpo sino a spezzarne le giunture).
Agli schiavi fuggitivi, calunniatori o ladri si scrivevano in fronte, col marchio infuocato, rispettivamente le lettere FUG (fugitivus), KAL (kalumniator) o FUR (fur=ladro). Tuttavia chi riusciva a sottrarsi alla cattura cessava di essere schiavo, per una consuetudine passata nel diritto.
Per gli schiavi ribelli, terroristi, sediziosi vi era la crocifissione, cioè l'inchiodamento a una trave per una lenta agonia, previa flagellazione. Ma molti di questi schiavi finivano anche in pasto alle belve feroci del circo o bruciati vivi.
Moltissimi schiavi, per punizione, finivano per fare i gladiatori. La gladiatura fu introdotta nel 264 a.C. e ufficializzata nel 105 a.C.: in essa si realizzava il concetto di virile coraggio. Il primo edificio utilizzato appositamente per questi duelli fu del 53 a.C. Il più famoso è il Colosseo, che aveva 45.000 posti a sedere e 5.000 in piedi. I gladiatori venivano reclutati, di solito, tra i prigionieri di guerra, i disertori e gli incendiari, ma anche tra i cittadini liberi condannati a morte. Era comunque facile passare dall'esercito alla gladiatura, ma in questo caso lo si faceva per guadagnare dei soldi.
Contrariamente a quanto si crede, i combattimenti all'ultimo sangue furono molto pochi. Augusto non ne voleva più di due all'anno; Tiberio e Claudio non ne organizzarono neanche uno; Nerone squalificò per 10 anni l'anfiteatro di Pompei. Solo nel IV sec. d.C. i giorni dedicati a queste lotte erano saliti a dieci l'anno.
Le rivolte
La prima significativa rivolta armata di schiavi si ebbe in Sicilia nel 137 a.C. Erano stati importati dalla Siria, dalla Grecia, dalla Cilicia, e mandati a lavorare nei campi e nelle miniere.I primi a insorgere furono gli schiavi di Damofilo, sotto la guida di Euno, di origine siriaca. S'impadronirono della città di Enna. Contemporaneamente insorsero anche gli schiavi di Agrigento che sotto la guida dello schiavo Cleone andarono a ingrossare le schiere di Euno. In tutto i rivoltosi arrivarono a 200.000.
Elessero re Euno il cui regno rimase in carica dal 137 al 132 a.C., poi distrutto dal console romano Rupilio, con la conquista, dopo lungo assedio, delle città di Tauromenio e di Enna. Euno fu ucciso con torture in carcere. Circa 20.000 schiavi furono giustiziati.
Poterono resistere ben cinque anni perché rispettavano i contadini, infierendo solo contro i latifondisti.
Negli stessi anni un'altra grande rivolta di schiavi fu capeggiata in Asia Minore da Aristonico, nella città di Pergamo. Ai romani occorsero ben tre anni prima di avere la meglio.
Altre insurrezioni, tutte ferocemente represse, si ebbero in Italia, nelle città di Sinuessa e di Minturno (qui furono crocifissi 450 schiavi); in Grecia nelle miniere dell'Attica e della Macedonia e nell'isola di Delo, il più grande emporio di schiavi dell'area mediterranea.In Sicilia si ebbe una seconda rivolta nel 104 a.C., nei pressi di Eraclea, con la sollevazione di 80 schiavi, che si fortificarono su una montagna, dove vennero raggiunti da altri schiavi, fino a formare un esercito di 20.000 fanti e 2.000 cavalieri. Elessero re lo schiavo Salvio, che prese il nome di Trifone.
A questi schiavi se ne unirono altri 10.000 raccolti da Atenione nella città di Lilibeo. Insieme fortificarono la città di Triocala. Riuscirono a resistere alle legioni dei pretori Lucullo e Servilio, ma non a quelle del console Aquilio che nel 101 ebbe la meglio.
La più grande rivolta di schiavi fu quella di Spartaco cui si rimanda in questa apposita Scheda. Vedi anche quella di Velzna.
Gli ultimi movimenti di rilievo dei ceti servili, furono quello detto dei Bagaudi, in Gallia, verso la fine del regno di Gallieno e di Postumo. Agli insorti si unirono i piccoli artigiani di Augustodunum (Autun) e gli schiavi impiegati nelle fabbriche di armi della stessa città.
Poi quello degli Isauri in Asia Minore, e dei Mauri in Africa. Ormai siamo alle soglie di un'epoca in cui la schiavitù antica si dissolve e la rivolta servile diventa una vera rivolta contadina.
I rapporti cristianesimo-schiavitù sono un argomento specifico che è stato trattato a parte: clicca qui e qui.
Lista di importanti studiosi di numismatica
Lista di importanti studiosi di numismatica
- Andreas Alföldi (1895-1981)
- Michael Alram[14]
- Martin Armstrong
- Simone Assemani (1752-1820)
- Churchill Babington
- Anselmo Banduri
- Georges Bataille
- Segna Blackburn (1953-2011)[15][16][17]
- Osmund Bopearachchi
- Bartolomeo Borghesi
- Stefano Borgia
- Guillaume Budé
- Andrew Burnett[18]
- Francesco Carelli
- Carlo Ottavio, il conte Castiglione
- Celestino Cavedoni
- Henry Cohen
- Joe Cribb[19]
- Théophile Marion Dumersan
- Stephan Ladislaus Endlicher
- Giuseppe Fiorelli
- Martin Folkes
- Julius Friedländer
- Andrea Fulvio
- Raffaele Garrucci
- Francesco Gnecchi
- Philip Grierson
- Claude Gros de Boze
- Nicola Francesco Haym (1678-1729)
- Kenneth Jenkins
- Joel L. Malter
- Theodor Mommsen
- Robert Louis
- Desiré-Raoul Rochette
- Joaquín Rubio y Muñoz
- Eduard Rüppell
- Antonio Salinas
- Camillo Serafini
- Adolf Soetbeer
- Charles Surasky
- Francois Thierry[20]
- Jörgen Zoega
Lista delle principali collezioni numismatiche mondiali
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sabato 5 novembre 2011
esempio di asta monete antiche
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