Il denario
Il denario venne introdotto abbastanza tardi a Roma, dove l'inizio della monetazione avvenne grazie all'asse ed al suo sistema basato sul bronzo. L'espansione dei commerci verso la Magna Grecia e l'oriente, però, imponeva l'uso di monete con valore intrinseco maggiore e quindi in argento.Il primo passo verso l'utilizzo a Roma di monete in argento fu la coniazione di didracma, che però era una moneta d'argento di derivazione dal sistema basato sulla dramma utilizzato nelle colonie della Magna Grecia.
La prima moneta d'argento derivata dal sistema monetario romano basato sull'asse fu il denario, con un valore pari a 10 assi ed un peso di circa 4.5 grammi (1/72 di una libbra Romana). Il suo nome, infatti, deriva da "deni" che significa "per dieci", valore indicato sul fronte della moneta dalla marca "X".


Nelle prime emissioni al dritto veniva riportata la testa di Roma con elmo alato e crestato, mentre al retro erano raffigurati i gemelli dei Dioscuri a cavallo con la legenda ROMA. In età successiva i soggetti erano per lo più legati alle famiglie aristocratiche dei magistrati monetari, come strumento di propaganda politica. Verso la fine del periodo repubblicano, poi, le immagini utilizzate furono direttamente quelle dei principali personaggi della vita pubblica romana.
Verso la fine della repubblica ci fu un'evoluzione del denario con l'introduzione del serrato (da serrare, che significa segare), che presentava i bordi seghettati, sia per impedire la tosatura, cioè l'asportazione di metallo dai bordi della moneta, sia per mostrare che la moneta stessa non fosse prodotta con un'anima di metallo meno prezioso.
A causa della progressiva diminuzione del valore dell’asse, nel 118 a.C. il denario fu rivalutato portandone il valore a 16 assi, come indicato dalla marca "XVI" sul dritto della moneta: le tre lettere sono scritte una sopra all'altra, in un monogramma che somiglia ad un asterisco.
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