giovedì 3 novembre 2011

Monete romane in bronzo

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Le monete romane iniziarono ad esistere solo nella seconda fase della Repubblica. Nella periodo iniziale della storia di Roma, dalla sua fondazione (25 aprile 753 a.C.), durante il periodo monarchico (753-509 a.C.) e parte del periodo repubblicano (509-31 a.C.), il metallo valutato a peso rappresentava il mezzo di scambio utilizzato nel commercio in alternativa al baratto; il metallo si usava e sottoforma di blocchi di bronzo fusi di forma irregolare e dimensioni variabili (aes rude). Ovviamente, il principale inconveniente di questo tipo di forma di pagamento consisteva nella necessità di pesare il quantitativo di bronzo da utilizzare per ogni scambio.
Presumibilmente su iniziativa dapprima di mercanti e poi del governo, cominciarono ad essere utilizzati lingotti in bronzo di forma regolare, solitamente rettangolare, che riportavano dei segni tali da permettere il riconoscimento del produttore (aes signatum). Anche con questa tecnica, però, mancava l'uniformità di peso (e quindi del valore) di questi oggetti, cosa che non permetteva di considerarli ancora una forma di moneta.
Le prime monete romane durante la Repubblica fu l'asse (aes grave o aes librale), introdotto con l'avvio dei commerci su mare intorno al 335 a.C.. La realizzazione dell'asse in questa fase avveniva sempre tramite fusione, invece che tramite battitura a martello. Il suo peso fu inizialmente pari ad una libbra latina (273 g), diventando poi pari ad una libbra romana (327 g).
Il valore dell'asse si ridusse nel tempo, acquisendo progressivamente il valore delle sue frazioni, con 1/2 libbra romana nel 286 a.C., 1/6 di libbra nel 268 a.C., 1 oncia (cioè 1/12 di libbra) nel 217 a.C. e 1/2 oncia nell'89 a.C..

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