giovedì 3 novembre 2011

Denario

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 Denario

La moneta d'argento che costituì l'ossatura dell'economia romana fu il denario, battuto per la prima volta a Roma intorno al 211 a.C.; il suo valore iniziale era di 10 assi, pari a 1/72 di libbra (4,55 g), ed aveva come frazioni il quinario (1/2 denario) ed il sesterzio (1/4 di denario). Il denario fu poi rivalutato a 16 assi, facendo seguito alla riduzione del valore di quest'ultimo.
Il denario rimase la moneta più importante del sistema monetario romano fino alla riforma monetaria di Caracalla, all'inizio del III secolo, quando fu di fatto sostituito dall'antoniniano.
Venne anche coniata un'altra moneta d'argento, il vittoriato con un valore pari a 3 sesterzi, di scarsa diffusione e usata quasi esclusivamente nei commerci con i Greci dell'Italia meridionale prima, e con le Gallie dopo.
Accanto al denario furono battute monete in bronzo: l'asse e le sue frazioni.
La produzione di monete in oro (aureo) avvenne in maniera estremamente sporadica prima della conquista della Gallia (e delle sue miniere) da parte di Giulio Cesare.
Le prime emissioni di aurei, ricalcando anche in questo caso il sistema monetario greco per facilitare gli scambi con il sud dell'Italia e con l'Oriente, si ebbero nel 286 a.C. (con un peso per l'aureo di 6,81g) e nel 209 a.C. (con un peso di 3,41 g).
I primi aurei realmente romani vennero coniati nell'87 a.C. da parte di Silla (con un valore di 1/30 di libbra, 9,11 g), seguiti da emissioni nel 61 a.C. da parte di Pompeo (con un valore di 1/36 di libbra, 9,06 g), nel 48 a.C. da parte di Cesare (con un valore di 1/38 di libbra, 8,55 g) ed ancora nel 48 a.C., sempre da parte di Cesare (con un valore di 1/40 di libbra, 8,02 g).
Denario anonimo

Al diritto del denario è raffigurata la testa di un'amazzone con elmo attico e visiera rialzata, i lineamenti austeri ed inespressivi, alle orecchie pendenti di foggia sempre diversa. Le chiome dell?amazzone che fluiscono fuori dall?elmo. Alla tempia, all?altezza del perno della visiera si stacca un?ala decorativa, allegoria d?intelligenza. Lungo la linea mediana dell?elmo campeggia un grifone da corpo crestato, di cui è ben visibile soprattutto la testa, talvolta fortemente stilizzata.. Il corpo del grifone è crestato, talvolta in modo stilizzato. Al collo dell?amazzone è spesso osservabile una collana di varia fattura. Dietro il capo il segno del valore X (X= 10 assi). Al rovescio i Dioscuri a cavallo lancia in resta verso destra in una notte stellata, riferimento alla battaglia del lago Regillo, volta in favore dei romani dall?arrivo, sul far del crepuscolo, dei divini gemelli. In esergo ROMA. Un argomento discusso è l?identità dell?amazzone raffigurata sui primi denari repubblicani. La scritta ROMA in esergo del rovescio sembra suggerire che si tratti di una personificazione dell?Urbe, rappresentata come una donna in abiti guerreschi. Tuttavia la parola ROMA si trova al rovescio, in esergo sotto i dioscuri, e quindi non necessariamente costituisce la didascalia del diritto. Le prerogative della figura sarebbero compatibili con Minerva/Atena. Atena era comune sulle monete delle colonie magno greche, come Turi, Eraclea o Velia. Minerva era già comparsa in precedenza su monete romane, anche se in genere presentava l?elmo corinzio.
Mattingly identifica nell'amazzone Bellona, mortifera dea della guerra, circondata dalle spoglie dei nemici uccisi. Tuttavia non sussistono elementi significativi a sostegno di questa ipotesi. Un'antica interpretazione vede addirittura raffigurata nel denario Rhome, la schiava troiana condotta da Enea nel Lazio, dal cui nome taluni videro tratto il nome della città.
Crawford  propende nettamente per la personificazione di Roma. Vengono portati a favore elementi come il ritrovamento di cammei con la scritta AVE ROMA in esergo a raffigurazioni pressoché identiche alla donna guerriera presente sul denario.
In un momento ancora imprecisato del III secolo aC (269 secondo la teoria tradizionale, 211 secondo la teoria media), Roma attuò una svalutazione della sua moneta d?argento, il didramma.
Fu coniata una moneta d'argento del peso di 4,5 gr. Dato che la moneta valeva dieci assi, fu chiamata denario (dena = dieci) e fu contrassegnata dal segno di valore X.
Quale corollario dell'emissione del denario vi fu l'emissione di un nuovo asse svalutato, a riduzione sestantale. Il denario ebbe talmente fortuna che fu coniato per altri 500 anni e, di fatto, segnò la nascita e il declino della grandezza di Roma.  Più di ogni altro nominale il denario caratterizzò la monetazione di Roma, né il sesterzio né l?aureo ebbero lo stesso peso nella vita dei romani e nei loro commerci.
Il denario fu il dollaro dell?antichità e la spina dorsale dell?economia romana.

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Il Sistema del Denario



Il denario si articolò in questo semplice sistema:
 Nominale
Segno di valore
valore in assi
peso
Argento



Denario
X
10
4,55 gr
Quinario
V
5
2,10 gr
Sesterzio
IIS
2,5
1,09 gr
Rame



Asse (sestantale)
I
1
54 gr
Semisse
S
0,5
27 gr
Triente
????
0,3
18 gr
Quadrante
???
0,4
13,5 gr
Sestante
??
0,6
9 gr
Oncia
?
0,12
4,5 gr
Emissioni auree furono sporadiche (oro del giuramento, oro marziale) con il segno di valore rispettivamente di 60, 40 e 20 assi.




Denario, segno di valore X;

 
Quinario, segno di valore V;


Sesterzio, segno di valore IIS (ovvero 2 assi e 1 semis) 

 

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