giovedì 3 novembre 2011

Monete storiche, scambi congelati

Monete storiche, scambi congelati

La nuova legge sulla tutela dei beni culturali blocca di fatto il mercato italiano. E all' estero...


Pur arrivati in ordine sparso a Riccione, dal 4 al 5 settembre sede del 54esimo salone numismatico nazionale - solo Gigante e Montenegro hanno rispettato le date tradizionali, mentre Unificato e Alfa hanno preferito far uscire i loro prezziari a primavera -, i cataloghi registrano un trend sostanzialmente positivo. «La numismatica - assicura Fabio Gigante - va bene, anche se solo i collezionisti con buone disponibilità acquistano. Purtroppo le monete importanti, quelle che danno linfa al mercato, vale a dire le classiche e le medievali, di fatto in Italia non si possono vendere». Ispirata a un garantismo, eccessivo e alla fine dannoso, la nostra legislazione sembra non voler favorire il trasparente commercio delle monete antiche. 

Secondo il decreto legislativo numero 42 del 22 gennaio scorso, il Codice dei beni culturali, la legge di tutela va infatti applicata a tutte le «cose di interesse numismatico». Un mantello protettivo ispirato alla massima discrezionalità e che finisce col coprire anche monetine comunissime, presenti per di più in consistente quantità, limitando di fatto gli scambi. «L' incertezza di saldi e inequivoci punti di riferimento fa sì - sottolinea Eupremio Montenegro, in una lettera aperta indirizzata al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e diffusa attraverso il catalogo prezziario 2005 edito dallo stesso mercante torinese - che studiosi, commercianti, periti, collezionisti, simpatizzanti, non siano più in grado, alla luce della novella legislativa, di dedicarsi al libero scambio o commercio di monete appartenenti alla nostra storia». Nel più o meno recente passato, sottolinea ancora Montenegro, che è esponente di spicco della Nia, Numismatici italiani associati, «moltissimi numismatici e collezionisti hanno dovuto subire soprusi e angherie, con spese di avvocati e lunghe attese, per poi vedersi restituire il sequestrato dopo anni».

Mentre il mercato nostrano delle monete antiche, proprio a causa di poche e chiare regole, va progressivamente restringendosi, rischiando di diventare asfittico, i medesimi reperti tengono banco all' estero, spesso contesi, nelle vendite pubbliche, a suon di rilanci. E questo proprio perché altrove le regole, che pur non mancano, sono più comprensibili e ragionevoli. Col perdurare della presente incertezza legislativa, difficilmente in Italia sarebbero state offerte, per dire, monete straordinarie, per storia, bellezza e rarità, come il tetradramma di Siracusa con Aretusa al diritto e quadriga di cavalli al rovescio. Già in collezione Hunt, dispersa nel 1990 da Sotheby' s, il reperto considerato un capolavoro di Cimone, il celebre incisore di monete siciliane, è stato venduto da Ars Classica per 120.000 franchi svizzeri (78.000 euro).

Lo stesso discorso vale per un altro splendido tetradramma, coniato, nel caso specifico, a Naxos, intorno al 415 prima di Cristo e sul quale sono raffigurati Dioniso barbuto, con capelli trattenuti da un diadema, e Sileno, il pedagogo di Dioniso, secondo tradizione raffigurato al rovescio ubriaco, conservando comunque l' ironia venata da equilibrata saggezza. Offerta a 80.000 franchi svizzeri (52.000 euro ) la moneta, uno dei migliori esemplari conosciuti, non ha faticato a fatturare, al netto dei diritti, 180.000 franchi (117.000 euro ). Sempre all' estero è stato concesso di cambiare di proprietà ad alcune preziose monete romane. Come quella di Massenzio da 8 aurei, pesante qualcosa come 42,76 grammi. Mozzafiato, in quanto a severa bellezza, il profilo. Patriottico il rovescio di questo superbo aureo comprato in cambio di 625.000 franchi elvetici (404.000 euro ).

Improponibile, poi, il raffronto con quello che avviene negli Stati Uniti. E' questo il caso della vendita, per la strabiliante cifra di tre milioni di dollari, di una modesta «monetina» dall' anagrafe oltretutto incerta. Si tratta della testa della Libertà, in nichel, millesimata 1913, che nelle classifiche delle massime rarità numismatiche statunitensi occupa da tempo una delle primissime postazioni. Cinque, o forse sei, gli esemplari pervenuti, tre dei quali in mani di privati. Nessuno, negli Stati Uniti, si sogna tuttavia di impedirne la commercializzazione. Agli occhi di noi europei stupisce semmai la generosità che il mercato a stelle e strisce mostra di avere nei confronti di alcuni reperti della loro tutto sommato recente storia. Modellata da Charles Barber, al diritto la moneta mostra la testa della libertà con capelli raccolti in uno chignon, mentre sul rovescio è incisa una grande «V» (il cinque romano), contornata da ghirlande. Nel 1960 la monetina fatturò 50.000 dollari, divenuti 250.000 vent' anni dopo, 1,5 milioni nel 1998 e 3 milioni ora, in incanto Blanchard. Molto, ma assai meno dei 7,5 milioni di dollari spuntati dal 20 dollari d' oro Liberty del 1933. Umberto Reano

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